Alle sette del mattino ho aperto la porta finestra e sono uscita sul balcone a vedere come stavano le piante. Stacco una foglia là, un rametto qua, controllo se la terra è umida, se ci sono nuovi fiori o frutticini. Alzo gli occhi e vedo nel patio di fronte il mio vicino ultranovantenne che fa la stessa identica cosa che faccio io. Non c’è niente da fare sono nata anziana. Le mie passioni a cinquant’anni: ricamare, cucinare, orticoltura, giardinaggio, i vecchi episodi di Colombo, stare in famiglia, scrivere, leggere Carver e Cechov, passeggiare nel verde, studiare i vari tipi di fermentazione e la Nuova Medicina.
In questo periodo non riesco a ricamare più di un’ora al giorno, tra l’organizzazione delle cordate per acquistare dai piccoli produttori su Ammuìna, le novità incomprensibili sulle nuove regole sempre più stringenti e anticostituzionali che serpeggiano sui social (e meno male che non guardo la tv), e il fato che non riesco ad alzarmi presto quanto vorrei perché faccio sempre tardissimo la sera. Però sono contenta perché nelle ultime settimane ho pressoché finito due nuovi lavori (li ho dovuti lasciare in sospeso perché devo ordinare il filo, ho terminato quasi tutti i rocchetti) e ne ho iniziato un altro che mi piace molto, con un che di astratto, nonostante il soggetto molto reale: un’alga gigante, un po’ spiaccicata, che vedete qui sotto; trovata sull’erbario di questo sito di un’università californiana.
Si tratta di una Laminariacea che cresce nei mari tra l’Alaska e il Messico; in questa foto pazzesca di Tom Boyd, un fotografo del New Jersey con la passione per la conservazione marina, si vede l’alga viva, in tutta la sua bellezza. Ha dei lobi enormi, che pendono tutti da un lato, a seconda della corrente, sostenuti da vesciche tondeggianti piene d’aria. Non so come descrivere la mia ammirazione per tutto questo, il mio sentirmene parte. Un mio insegnante ha detto qualche mese fa “quando guardate il cielo, respirate il blu, quando guardate gli alberi, respirate il verde”. Ecco, forse solo questa citazione sinestetica esprime in parte quello che mi muove. Il mare, specialmente, mi scorre nelle vene, mi fa sentire immediatamente al sicuro quando gli sono vicina, pur nel doveroso rispetto che si porta a un mutaforma del suo calibro.
Spero sempre che ciò che provo per i soggetti che disegno sulle stoffe, in questo caso un antico canovaccio da cucina, forse di canapa, rimanga in qualche modo impigliato tra i fili, e che passandoci sopra una mano un altro pazzo senta quell’energia, sia attraversato da quei brividi. Nell’immagine da cui sono partita l’alga è schiacciata in un erbario, passata dalla preziosità della vita a quella della conservazione amorevole, della catalogazione meticolosa (che per il mio stellium in vergine è quanto di più attraente possa esistere). Chissà per quanto tempo questo magnifico essere acquatico riuscirà a sopravvivere senza decomporsi, preziosamente ripiegato nell’archivio del suo ammiratore.
Stavolta ho iniziato a ricamare partendo dal filo più chiaro, che di solito uso per il secondo passaggio, nella speranza di riuscire nel frattempo ad acquistare un tono di verde molto particolare che ho adocchiato qualche giorno fa. Purtroppo per adesso non ce l’ho fatta, quindi ho iniziato a passare un blu; terrò quel verde per una prossima alga.
Non credo rifarò questo esperimento: sono impazzita con quel filo chiarissimo, non so se nelle foto si capisce ma seguire la matita con un colore così chiaro è veramente complicato, soprattutto con gli sbalzi della vista che sto sperimentando ultimamente. Per ultimo passerò il bianco, che sarà esagerato e a punto indietro (backstitch), come al solito.
Adesso faccio un salto nel patio a riordinare rami e rametti della catalpa per tipo, stipandoli in cassette di legno e immaginandoli quest’inverno bruciare nel camino. Ancora dopo dodici anni non mi pare vero di possedere un albero, un albero vero, alto come una montagna, pieno di foglie e in grado di fare fiori che stordiscono, dal profumo che hanno. Respiro anche lui, l’edera che gli si arrampica sopra e le fragoline di bosco che gli crescono attorno.
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