Per tutta la vita mi sono sentita tirata da due parti, da buona cuspide del distacco.
“I nati il 21 agosto combattono una battaglia persa in partenza per proteggersi dall’esame del mondo: individui molto riservati, vorrebbero stare per conto proprio, ma raramente possono permettersi questo lusso. Molti trovano naturale nascondere i loro sentimenti, pensieri e idee più segreti a chiunque eccetto che alle persone di cui hanno assoluta fiducia. Coloro che non sono artisti professionisti possono sentirsi molto a disagio quando si vedono messi in mostra, e tuttavia, più tentano di nascondersi, più sembrano attirare l’attenzione. Così la loro vita è caratterizzata da due forze opposte e conflittuali: l’ansia di nascondersi e la pressante richiesta del mondo a mettersi in evidenza […]”
In questi ultimi 6 anni mi sono un po’ chiusa in quello che sto facendo – l’arte può essere totalizzante – ma oggi voglio approfittare di una schiarita del mio cielo, forse dovuta anche all’esercizio alla gioia che sto praticando, per provare a riaprire le finestre e raccontare quello che accade nella mia vita, ovviamente focalizzando sulla parte creativa, che volente o nolente allaga il 90% delle mie giornate.
Quando nel 2018 decisi di mollare ogni mia attività pregressa per dedicarmi all’embroidery art per me fu una vera e propria rinascita al mondo. Pensai finalmente posso mostrarmi al mondo in tutta la mia stranezza senza essere troppo giudicata: la gente dirà vabbeh si comporta così perché è un’artista. Gli artisti sono strani, gli artisti non seguono schemi precostituiti, non sono immersi nel tessuto sociale come tutti, agli artisti è permesso essere diversi.
E in effetti ho sperimentato un senso di libertà che fino a quel momento mi era sconosciuto, prima al massimo ero la sociopatica, o per dirlo nel linguaggio GenZ la neurodivergente.
Dopo aver ricamato e ricamato e ricamato, agli albori del 2023 ho conosciuto Barbara Pavan, che ha deciso inopinatamente di scommettere su di me, e ho esposto a Sansepolcro il mio primo ricamo contemporaneo, l’uomo elefante. Da allora non mi sono più fermata, e qualche giorno fa ho portato in Umbria 7 ricami per un’installazione modulare che è esposta da venerdì scorso all’ingresso della Biennale Internazionale di Fiber Art Contemporanea di Valtopina, all’aperto, molto al di fuori della mia zona di comfort (grazie Barbara).
Una cara amica di sempre – artista da molto prima di me – mi ha descritto ciò che faccio, in un discorso nel quale paragonavamo la fiber art con le sue enormi e pazzesche strutture che sembrano quasi vive e pulsanti all’embroidery che è più bidimensionale, (e tantomeno io che non sono assolutamente capace di esprimere a parole i miei lavori), e lo voglio annotare qui, perché non si perda nel nulla: “È come se il tuo lavoro fosse una sorta di libro, di antologia, di racconto, c’è sempre qualcosa di antico, di storico. È come se le tue fossero delle opere un po’ archeologiche, e comunque c’è una narrativa, un racconto”.
Lo trovo molto calzante e vicino alle mie intenzioni, e vabbeh, è pur vero che mi conosce da quando eravamo sui banchi, quindi chi più di lei.
Il fermento nel mondo del ricamo contemporaneo è tanto ed è in ascesa; ci sono artisti incredibili in giro che fanno cose bellissime, un mondo ancora semi-sommerso che nelle mie speranze da sweet summer child verrà amato da un numero ingente di piccoli collezionisti di arte in erba, gente qualunque che per le feste comandate e non, regalerà arte ai propri cari o a se stessa, invece delle inutilità commerciali dettate dal momento.
Nel tempo libero ricamo cuscini, fotografie, pagine di libri e insomma tutto il ricamabile, e inserirò presto questi lavori minori nel mio nuovo negozio su Etsy; al momento è un po’ in progress ma lo sistemerò a breve, arte permettendo.
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