Solo la luce bianca del pieno inverno che entra fioca dai balconi. Verso qualche goccia di essenza di finocchio sulla lampada di sale, ascolto il silenzio di questa casa e il mio corpo si fa leggero come una piuma. Fb mi fa presente che oggi di 7 anni fa stavo facendo il pane con i grani antichi.
A febbraio i gerani hanno le foglie rade e questo mi ricorda Massimo e il suo modo di scrivere geniale e sconsiderato, di protesta, ma lieve, sottotono, senza disturbare, solo a insinuare un dubbio, una visione divergente e poetica, semplice, limitata all’osservazione, cento volte più interessante di quella che tutti vedono. Gliel’ho sempre detto di mettersi a scrivere. Tutto mi dice sempre che sono qui per questo, una levatrice di talenti, di quelle che te li fanno partorire in acqua, all’ombra del coraggio, poco dolore, il dolore non serve a chi guarda oltre.
Stavo riflettendo sulla necessità di lasciare degli spazi liberi nella propria giornata, senza nulla. Non una vera e propria meditazione, che per me non funziona. Perché obbligami a fare una cosa e divento subito claustrofobica, anche se mi costringo da sola. Meglio uno sguardo fisso alla finestra, una sprofondata in una poltrona, occhi nel vuoto, sguazzare nella noia vera, senza stimoli di alcun tipo. È importante, perché se no l’energia che ti porta ciò che desideri e che ti serve da dove entra? Trova tutti i passaggi occupati.
Dall’inizio di gennaio ho iniziato un nuovo lavoro, sul ritaglio di un lenzuolo di cotone non troppo sottile. Sono dei grandi fiori di cotone, posizionati sulla sinistra di un campo quadrato. mi sono ispirata a un’artista che si chiama Lilit Sarkisian e disegna fiori ovunque, nel caso in questione sulle pareti di una casa; potete vederne uno scatto nell’immagine qui sotto.
Sono andata anche a guardarmi un bel po’ di foto vere e proprie dei fiori di cotone, che purtroppo non mi è mai capitato di vedere dal vero, e ho implementato il disegno con una foglia secca e qualche bocciolo ancora chiuso; questo dà al disegno quel peso verso il basso dal quale da grafico non posso prescindere, e fa bene anche alla mia necessità di radicare, di stare con i piedi per terra quando mi serve.
Non che voglia rinunciare alla mia capacità innata di astrarmi istantaneamente, in qualunque luogo mi trovi e con chiunque io sia. Però con il tempo ho imparato che ci sono alcuni punti fermi che aiutano noi artisti a materializzare ciò che ci gira nella testa e che pulsa nello stomaco, e uno di questi, che per me è stato veramente una svolta, è la costanza giornaliera nel fare.
Anche se devo solo riflettere o progettare ciò su cui voglio lavorare, ho preso da molto tempo la sana abitudine di dedicare due o tre ore del giorno solo al mio lavoro di ricamo. Inverno, estate, vacanze, festività e week end, nulla mi distoglie, e se mi capita di saltare un giorno o due recupero le ore che ho perso nei giorni successivi. Questo mi aiuta a non disperdermi, cosa comune a tutti i creativi, e uno dei motivi più importanti per i quali poi uno non riesce a raggiungere i risultati che vorrebbe.
Un altro atteggiamento sul quale ho dovuto lavorare molto, e sul quale tuttora lavoro, anche se sempre più raramente, anche questo molto comune, è il “a chi può piacere ciò che faccio”. Questa è un’autosvalutazione che deriva probabilmente da un karma ancestrale collettivo, o da genitori scoraggianti. E comunque non ha alcun senso nel campo dell’arte perché l’arte non deve essere creata al fine di piacere a qualcuno. L’arte è fine a se stessa, ha la dignità di vivere qualunque aspetto essa abbia, di essere apprezzata da chi sente risuonarla in se stesso, odiata alla bisogna, di lasciare indifferenti.
Avessimo questa consapevolezza e la capacità di traslarla alla vita di tutti i giorni quando da adolescenti ci crucciamo di piacere a questo o a quella, quanto sarebbe più serena la nostra esistenza.
Come sempre sei una illuminazione per me! Grazie! 🙏❤️
<3
molto bello tutto! un lavoro accurato e molto interessante! complimenti!!!
Grazie Loredana… detto da te è un onore <3