La stanza di partenza
Un ambiente di forma circolare, molto grande.
Il soffitto è molto alto, l'aria è fredda e umida. Si avverte un indistinto rumore d'acqua e un leggero odore di muffa.
Undici porte chiuse, di colori e forme diverse, disposte in cerchio a distanza uguale tra di loro, tranne per lo spazio tra la prima e l'undicesima, che è più ampio. Sulla parete tra queste due porte c'è un grande specchio barocco, con la cornice dorata. L'argento dietro il vetro è mangiato dall'umidità e verdastro in alcuni punti.
Il muro, bianco, dà l'impressione di essere umido.
In alcuni punti la parete è scrostata, specialmente intorno al battiscopa, che è di marmo grigio chiaro. Per tutta la sua lunghezza, sopra le porte e attorno a esse, corrono dei tubi intonacati di bianco, dello spessore di circa due centimetri.
Un mosaico ricopre tutto il pavimento. Le sue tessere sono traslucide, di colore prevalentemente giallo e blu, acceso in alcune zone, consumato in altre. Il disegno sembra rappresentare un enorme sole che somiglia a quello delle carte da scopa napoletane.
La prima porta sulla destra dello specchio è di colore rossastro. Ha due battenti ed è piuttosto bassa rispetto alle altre. È evidentemente di legno, un po' sgangherata e scardinata. Accostandosi si sente come una musica lontana. Al tatto il legno sembra vecchio e piuttosto asciutto. Non sembra una porta solida.
La seconda porta a seguire è a doppio battente ed è dipinta in un rosso intenso, brillante. È di legno e ha una maniglia di ottone lavorata. Sopra la porta c'è una vetrata dalla forma ogivale e per tutta la lunghezza dell'arco si arrampica una pianta molto curata. Sulla sommità della pianta, in corrispondenza della vetrata, ci sono dei bei fiori bianchi che mandano un intenso profumo. Davanti alla porta c'è una piccola ringhiera in ferro battuto con un cancelletto socchiuso.
La terza porta è bianca. La parte superiore è formata da un vetro zigrinato incastrato nel legno. Potrebbe sembrare l'ingresso di una cucina, o di un'altra stanza di servizio. E' molto semplice, una porta come ce ne sono in moltissime case.
La quarta è una porta di metallo, sembra acciaio spazzolato. è piuttosto grande e pesante. Sulla sinistra c'è qualcosa che sembra un citofono o un campanello. C'è lo spazio per una targhetta, ma dentro c'è solo un pezzettino di carta di giornale strappato.
La quinta porta è molto alta e larga. Ha una forma rettangolare piuttosto regolare. una ics la divide in quattro triangoli. Il triangolo in alto e quello in basso sono dipinti di giallo, i due ai lati in un viola intenso. Al centro della porta, in corrispondenza del vertice dei quattro triangoli, c'è un cerchio riempito di rosso. Così dipinta, da lontano sembra raffigurare un'enorme clessidra. Lungo tutto lo stipite corre una cornice di un paio di centimetri, dipinta nello stesso colore del cerchio.
La sesta porta è di lamiera dipinta di giallo circondata da una cornice di legno di un paio di centimetri. Della serratura non rimane altro che un piccolo buco tondo attraverso il quale non si riesce a vedere nulla. Subito sotto al buco, due anelli di metallo sgangherati sono uniti insieme da un piccolo lucchetto scalcinato e arrugginito, che la tiene chiusa. Gocce di vernice rappresa di colore nero scorrono dall'estremità superiore verso il centro. Gli infissi non sono perfettamente coincidenti con il muro, che è tutto crepato. Attorno alla porta c'è una sorta di disegno tribale africano fatto da triangoli bianchi e neri che si ripetono. La porta è leggermente rientrante rispetto al muro, e rialzata di almeno trenta centimetri dal pavimento.
La settima porta è azzurra, con degli intarsi dorati che sembrano rappresentare dei fiori o delle ali. Il suo architrave si restringe man mano che sale, fino a chiudersi in una forma a sesto acuto tipico delle porte orientali.
L'ottava porta è una saracinesca grigio-azzurra che ricorda l'entrata di un garage. È molto alta e a circa mezzo metro da terra presenta sette aperture della grandezza di una buca delle lettere. Attraverso le fessure si intravede nella semioscurità una stanza piena di oggetti accatastati l'uno sull'altro. Di fronte alla saracinesca, in corrispondenza dei due lati, ci sono due paletti gialli. Sulla superficie della saracinesca, sul lato destro, è stata ricavata una piccola porta di servizio su cui è affisso un cartello. Avvicinandosi molto è possibile leggervi sopra una scritta: "Sahsmar ic quisi in".
La nona porta è sollevata da terra di circa un metro e mezzo. È fatta interamente di assi di legno, ma così marce e piene di nodi, che tutta la struttura sembra cadere a pezzi. La parte superiore del battente, dove una volta dovevano esserci state due lastre di vetro, è vuota. È stata parzialmente coperta da un vecchio merletto ingiallito, facendola sembrare due orbite con le palpebre cadenti. Nella parte centrale della composizione del merletto è ricamata una scritta in aramaico. La cornice esterna è tenuta insieme da una fila scomposta di lunghi chiodi arrugginiti.
La decima porta sembra in tutto e per tutto la porta di una grossa ghiacciaia come quelle che si usavano nelle cucine dei ristoranti di una volta. È completamente in acciaio rivestito di plastica bianca, con macchie di muffa giallastra nei punti in cui la fòrmica si è gonfiata per l'umidità. L'unica interruzione sulla superficie liscia è un'enorme maniglia di metallo a scatto, di quelle che si richiudono da sole. Sul lato opposto, due grosse cerniere anch'esse metalliche dall'aspetto massiccio rafforzano l'idea dell'assoluta ermeticità della sua chiusura.
L'undicesima è la cosa più strana che si sia mai vista. Nel telaio della porta si vedono sei porte concentriche, una diversa dall'altra per forma, colore e proporzioni. Un intero campionario di maniglie va da un lato all'altro, ognuna ad un'altezza diversa. Sono disposte in modo che la prima si apre da sinistra, la seconda da destra e così via, come la figura tridimensionale di un libro per bambini.
Terminata l'analisi delle undici porte si torna nuovamente di fronte allo specchio, che sembra rimandare solo la nostra immagine e la stanza riflessa. Guardando con più attenzione però, nei punti in cui l'argento è più consumato, si intravede un'altra stanza in trasparenza. A causa dell'oscurità non si riesce a distinguere quasi nulla, tranne una culla che pende dal soffitto accanto a quella che potrebbe essere una finestra sul lato sinistro della camera.
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