La Spiaggia
Oltre la settima porta della stanza di partenza.
Appena sfiorata, la porta si apre dolcemente, senza fare il minimo rumore, quasi non desiderasse altro che farti entrare.
Varcata la soglia la porta si richiude da sola alle tue spalle, sempre silenziosamente, e vieni inondato da una luce accecante, tanto che sei costretto a chiudere gli occhi.
Nel breve istante in cui tieni gli occhi chiusi senti di essere avvolto dal silenzio, quasi assordante nella sua totalità, e da un insieme di profumi, che aleggia tutto intorno a te: profumo di cose lontane ed esotiche, di spezie, di legna e carta ingiallita dal tempo, di erba appena tagliata e prati in fiore, profumo di viaggi e ricordi…
Riapri gli occhi e man mano che la vista si abitua ti rendi conto di trovarti in una spiaggia, una piccola lingua di sabbia , incastonata tra due basse scogliere di roccia vulcanica, ricoperte di vegetazione lussureggiante. Sulla parete della scogliera alla tua sinistra si scorge l’ingresso di una grotta.
La sabbia, calda sotto i tuoi piedi, è finissima e tanto candida che sembra neve.
Cammini lentamente verso il mare. Lui è li, gigante addormentato, ti accoglie con la sua livrea di colori: azzurri e verdi, trasparenti come il cristallo e blu, profondi come la notte.
Il silenzio adesso è rotto solo dallo sciabordio delle onde che frangono dolcemente sulla battigia, in modo seducente e quasi ipnotico.
Alla tua destra, poco distante, vedi una sdraio e un tavolino, entrambi in vimini.
Dànno la sensazione di trovarsi li da tanto tempo perché la sabbia ne ha ricoperto completamente i piedini e la gambe eppure sembrano nuovi.
Sul tavolino c’è una scacchiera, fatta di mogano e avorio. Di fianco alla scacchiera sono allineati alcuni pezzi bianchi e alcuni neri. Sono gli stessi, segno che la partita iniziata è stata interrotta in perfetta parità, senza vincitori né vinti.
Sulla sdraio un taccuino da viaggio, con la copertina di pelle nera, segnata e consumata dal tempo è aperto alla prima pagina, sulla quale è stata scritta una frase.
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